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“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima”

Albert Einstein

L’Hubei dello Stivale (Parte 55) – La velocità nell’effettuare le vaccinazioni da cosa dipende? Facciamo un confronto con Israele

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Come prevedibile l’arrivo dei primi vaccini non solo non ha cambiato di una virgola la evoluzione della pandemia ma ha fatto emergere una lotta senza quartiere tra i Paesi che attendevano la soluzione magica a tutti i problemi e le case produttrici.

Prima la Pfizer, per “presunti” problemi agli impianti produttivi, poi Moderna ed infine Astrazeneca hanno di fatto stravolto le campagne vaccinali di tutta l’Europa accampando giustificazioni più o meno credibili.

Chi vaccina di più?

In questo grafico possiamo apprezzare come , al 31 gennaio 2020, i Paesi messi meglio sono Israele, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito.

Il grafico è molto semplice in quanto indica il numero di vaccini somministrati su 100 abitanti. Israele ha già vaccinato oltre la metà della popolazione.

La percentuale elevata del Regno Unito si spiega con una pratica vaccinale assai criticabile e il dirottamento di grossi quantitativi del vaccino AstraZeneca (di proprietà anglo-svedese) nei deltoidi dei sudditi di Sua Maestà Britannica.

Senza alcuna dimostrazione di efficacia infatti, il Regno Unito ha deciso di vaccinare il maggior numero possibile di persone con la prima dose effettuando richiami distanziati anche di due-tre mesi senza neppure garantire che i richiami siano effettuati con lo stesso vaccino della prima dose.

L’elevata percentuale degli Emirati Arabi Uniti (circa 9 milioni di abitanti) si spiega con il fatto che essi non hanno utilizzato solo Pfizer-Biontech: hanno vaccinato oltre 2 milioni di persone con il vaccino cinese della Sinopharm.

Invece il fatto che Israele abbia una cosi alta percentuale con una popolazione molto simile (circa 9 milioni di abitanti) ma abbia utilizzato solo il vaccino Pfizer-Biontech risulta sorprendente. Come è possibile?

Israele ha programmato tutto in maniera perfetta. E in anticipo.

Vi sono diversi motivi che possono spiegare l’exploit di Israele:

  • Il Governo di Israele ha siglato un patto con Pfizer per una distribuzione massiva del vaccino in cambio di tutti i dati anonimi delle persone vaccinate (tutti i dati sanitari degli israeliani sono digitalizzati). La possibilità di avere questa enorme mole di dati rende possibile una valutazione dell’efficacia pratica della vaccinazione di massa fornendo alle ditte produttrici quantità di dati preziosissima (stesso accordo è stato fatto con Moderna). A questa velocità di somministrazione Israele sarà il primo Paese al mondo in cui si potrà realmente verificare l’efficacia dei vaccini nel ridurre contagi e ricoveri.
  • Una logistica efficientissima con un unico distributore (la SLE, unità logistica della Teva Pharmaceutical Industries) a cui è stato dato l’appalto per la distribuzione del vaccino sul territorio. I box che contengono il vaccino arrivano all’aeroporto di Tel Aviv dove la società ha fatto installare trenta ultracongelatori che possono contenere 5 milioni di dosi. I box vengono aperti e reimpacchettati immediatamente in contenitori più piccoli da 100 dosi l’una che assomigliano a “pizze da asporto” e inviati a 400 centri vaccinali, anche nelle zone più remote del Paese, per garantire un utilizzo capillare. Nel fermo immagine l’attività frenetica all’arrivo dei box in ghiaccio secco che in pochissimi minuti vengono aperti posizionando i vassoi nei congelatori.
    Tutta la procedura è stata supervisionata da Pfizer che l’ha validata.
  • Le vaccinazioni vengono effettuate in enormi padiglioni quali quello sottostante dove la gente ordinatamente si accoda con credenziali elettroniche.
    All’interno dei padiglioni vi sono box vaccinali in batteria dove le somministrazioni procedono a ritmo serrato, anche in piena notte, e zone di osservazione breve, assistenza alle persone con handicap e tutto il necessario per preparare i vaccini .
    La chicca è costituita dai “drive-through” dove le persone arrivano, parcheggiano la vettura in spazi coperti, vengono vaccinati e ripartono con il certificato.
  • Tutto è digitalizzato: dalle spedizioni, alla prenotazione, all’accesso, alla registrazione del vaccinato. Quando avviene la prenotazione la persona sa esattamente non solo la data e l’ora della prima inoculazione ma anche la data e l’ora di quella successiva, fissata dopo 21 giorni. Giunti nel padiglione si trovano questi totem dove il soggetto infila la sua tessera sanitaria:
    Dal totem uscirà il numero di prenotazione e si potrà accedere alla fila predefinita.
  • Il sistema è gestito da un CIO (Chief Innovation Officer) di circa 45 anni, esperto in logistica e tecnologia informatica ed uno staff di persone che si occupano di inviare le unità mobili (camper riadattati ma anche caravan come quelle che vedete sotto) per vaccinare le persone che non si possono spostare autonomamente in tutti i villaggi.
  • Un ultimo aspetto non secondario è che Israele ha pagato circa il doppio del prezzo normalmente sborsato dagli altri Paesi per avere consegne senza intoppi e prima di altri (30 dollari)
Una caravan biasse dotata di tutto il necessario per effettuare le vaccinazioni in vari punti del Paese

Facciamo un confronto con l’Italia e con una Regione: il Piemonte

La velocità di esecuzione in Israele è altissima perchè il fattore limitante di una vaccinazione di massa non è l’inoculazione in sè ma quello che ruota intorno ad essa. In Italia, come al solito, le Regioni vanno in ordine sparso. Ad oggi, nella maggioranza delle Regioni, tra cui il Piemonte, gli anziani chiedono con ansia quando “toccherà a me”.

L’esempio del Piemonte è idoneo a inquadrare un fallimento organizzativo.

Fin dall’inizio della campagna vaccinale gli ospedali sono stati dotati di un gestionale “demenziale” per registrare le vaccinazioni e produrre i certificati: il SIRVA (che sta per “Sistema Retrogrado Vaccinale”) descritto con alcuni video esplicativi in questo post.

Nessuno ha pensato di creare una piattaforma unica, non dico a livello nazionale, ma neppure a livello regionale (poche sono le Regioni che lo hanno fatto). Le credenziali elettroniche non esistono. La nostra tessera sanitaria, dotata di chip elettronico, non serve a nulla. In Piemonte hanno pure deciso che andava riportato il suo numero (a mano) sul consenso informato. A che scopo? Nessuno.

La firma sul consenso informato non è prevista su un tablet grafometrico ma rigorosamente con penna bic. Tutti i dati del consenso (è allergico? A cosa?, Ha malattie? etc.) vanno riportate, duplicandole, sul solito obbrobrioso programma (perchè?) il cui valore legale è zero.

Tempo buttato.

Le dosi eliminate

Un altro problema mai affrontato a livello nazionale e neppure regionale è la questione delle dosi non utilizzate. Il vaccino Pfizer deve rispettare la regola del multiplo di 6. Una volta preparate le 6 siringhe dal flaconcino esse devono essere utilizzate entro 6 ore. Sono molteplici i motivi per cui alcune dosi risultano in sovrannumero rispetto ai prenotati. Alcuni soggetti risultano irreperibili e si dimenticano della prenotazione, altri contraggono il covid prima della seconda dose, altri hanno incidenti, altri hanno lutti familiari. Alla fine della giornata possono rimanere da 1 a 5 dosi inutilizzate. A quel punto se si sta ancora facendo la sessione relativa alle prime dosi si chiamano le persone prenotate il giorno dopo.

Se si è già nella fase del richiamo a 21 giorni non si può anticipare nessuno dal giorno prima. Che fare? Semplice: si buttano.

Nessuno in Piemonte ha pensato di creare una rete condivisa tra centri vaccinali in cui queste dosi potessero essere utilizzate avvertendo persone che preventivamente davano la loro disponibilità a recarsi con pochissimo preavviso in un centro vaccinale che disponeva di dosi in eccesso.

Esistono algoritmi e piattaforme digitali per situazioni simili. In logistica esistono piattaforme condivise tra vettori che per evitare di viaggiare con TIR o furgoni semivuoti caricano le consegne di altre società. Alla fine ci guadagnano tutti e non vi sono sprechi. Ma nessuno ci ha pensato.

Poche dosi buttate al giorno in un centro vaccinale possono diventare per molti centri vaccinali centinaia dopo solo 1 settimana e diverse migliaia a livello nazionale.

In Israele ciò è impossibile. Si vaccina chiunque. Nulla deve essere sprecato. Una siringa=una persona.

In Italia le Regioni giocano a fare le gare mirando a vaccinare più delle altre. Ognuno ha il suo metodo cervellotico e ognuno pensa per sè. E quando le cose vanno male Regioni e Governo sono subito pronte a litigi indecorosi. Il sistema sanitario spezzato tra 21 Regioni presterà anche questa volta il fianco alle critiche riducendo l’efficacia di un programma vaccinale che dovrebbe essere invece di interesse nazionale. Se a ciò aggiungiamo la cronica incapacità di fruire delle tecnologie disponibili le premesse sono pessime anche quando le consegne dei vaccini saranno adeguate.

Quando potremo vedere immagini come queste anche in Italia forse saremo sulla buona strada (qui siamo a Glasgow – centro vaccinale cittadino).

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