Nessuno, a meno che non sia ubriaco o sia un aspirante suicida, si lancerebbe consapevolmente a velocità folle contro un muro di cemento armato.
Usare i freni come riflesso condizionato sarebbe naturale. L’istinto di sopravvivenza è innato in ognuno di noi. Ma se la velocità continuasse ad aumentare nulla ci impedirebbe di schiantarci anche premendo il freno a tavoletta all’ultimo momento.
L’aspetto più preoccupante di pandemie come quella attuale è il tasso di crescita. Il tasso di crescita è la accelerazione di questa autovettura.
Noi ci siamo seduti sopra.
Quando la crescita è esponenziale (come in questi casi), il tasso di raddoppio di casi, ricoveri e decessi si riduce progressivamente e l’epidemia diviene incontrollabile. In questo post la descrizione della crescita esponenziale viene descritta in maniera più approfondita.
Una crescita lineare determina un raddoppio di eventi in un tempo fisso, ad esempio ogni 60 giorni. Una crescita esponenziale determina all’inizio un raddoppio di eventi ad es. ogni 60 giorni. Poi, con il passare del tempo, il tempo di raddoppio diminuisce: ogni 45, ogni 30, 20, 10 giorni, ogni 3 giorni. Non c’è limite ad una crescita esponenziale.
La nostra vettura pertanto non progredisce ad una velocità costante ma accelera sempre di più.
Come tutto iniziò
Valutate questa tabella riferita a marzo 2020. I numeri si riferiscono ai morti giornalieri (seconda colonna) e a quelli complessivi cumulati dall’inizio della pandemia (terza colonna).
Come tutti sanno il primo decesso ufficiale per COVID-19 fu quello di Adriano Trevisan, di anni 78, deceduto il 21 febbraio all’Ospedale di Schiavonia e residente a Vò Euganeo. I decessi per COVID da allora sono gradatamente aumentati (in realtà ve ne erano già stati prima ma erano stati attribuiti ad influenza stagionale). Da quel decesso al 4 marzo il numero totale di morti superò i 100 casi, precisamente 107.
Il 5 marzo 41 morti giornalieri si sommarono ai 107 del giorno prima arrivando al numero cumulato di 148 e cosi via.

Nel periodo che va dal 4 marzo al 14 marzo (giorno del lockdown nazionale) i decessi totali passarono da 107 a 1441.
8 marzo: zone rosse e bar chiusi alle 18
L’8 marzo fu varato il DPCM che dichiarava zona rossa la Lombardia e 14 Province sul territorio nazionale. I bar e ristoranti dovevano chiudere alle 18, i centri commerciali venivano chiusi nei week end, chiuse le piscine, le palestre e tutti i centri ricreativi, i centri termali, gli impianti sciistici etc. Le scuole, chiuse dalla parentesi carnascialesca, non riaprirono più.
Differenze tra il DPCM dell’8 marzo e la situazione attuale di fine ottobre? Pochissime, a parte l’assenza di zone rosse ed arancioni ed il fatto che le scuole per l’infanzia, elementari e medie sono ancora aperte.
Il 4 marzo, giorno in cui si superarono i 100 decessi la situazione era questa:

I decessi giornalieri continuarono però a salire ininterrottamente.
Lockdown totale: 14 marzo
I “pannicelli caldi” di zone rosse ed arancioni, i bar aperti fino alle 18 e tutte le attività economiche (e gli spostamenti connessi) anche se parzialmente ridotte portano a questa situazione: alle 17 di quel sabato 14 marzo, neanche 1 settimana dopo il DPCM precedente si può apprezzare la accelerazione dell’epidemia.

I decessi sono 14 volte maggiori rispetto al 4 marzo (da 107 a 1.441) e quadruplicano in soli 6 giorni rispetto all’8 marzo (da 366 a 1.441). Le terapie intensive dal 4 marzo quintuplicarono i ricoveri passando da 295 ad oltre 1.500.
Dopo il lockdown c’è stata un frenata? Ovviamente no
Anche dopo le misure più estreme scordatevi di poter vedere miglioramenti nel breve termine. Decessi e ricoveri giornalieri continueranno ad aumentare per almeno 2 settimane. I decessi giornalieri toccarono infatti il loro picco il 27 marzo (927) ovvero 14 giorni dopo il lockdown totale. Ma è fuorviante (come fanno i giornali ed i media dall’inizio della pandemia) focalizzarsi sempre e solo sui decessi giornalieri.
Il bollettino giornaliero è, epidemiologicamente parlando, una vera e propria stupidaggine.
Il numero cumulativo di decessi ed il numero totale di letti occupati vi danno l’idea della crescita senza freni.
Il numero cumulativo dal primo morto COVID accertato (21 febbraio) al 28 marzo fu pari a 10.000 decessi.
Due mesi=10.000 decessi per COVID-19
E continuarono a salire. Travolti dai dati giornalieri ci dimentichiamo che i decessi continuano ad accumularsi. Essi arrivarono, a fine lockdown, ad oltre 32.000. Quindi i decessi triplicarono durante il lockdown.
Quattro mesi=30.000 decessi per COVID-19
Già questo dovrebbe darvi una idea che la crescita (anche in pieno lockdown) non è stata lineare. Se due mesi stanno a 10.000 decessi, altri due mesi non significano 20.000.

Il motivo di questo andamento è ovvio: i decessi che continuano ad accumularsi anche con le chiusure totali sono la conseguenza della enorme quantità di persone contagiate e ricoverate prima della chiusura totale e che continuano ad essere ricoverate per almeno due settimane dopo il lockdown (l’incubazione massima del COVID-19 è di 14 giorni).
L’aumento progressivo dei decessi giornalieri risente anche del tempo medio che intercorre tra il contagio e la morte per i pazienti che non riescono a superare la malattia cioè circa 10 giorni. (consultare dati ISTAT)1
Siamo nella stessa situazione pre-lockdown di marzo?
No, l’autovettura è già oltre quel limite.
Questa elaborazione in scala logaritmica dell’Università di Oxford evidenzia per ogni punto del grafico la media del numero di decessi giornalieri dei 7 giorni precedenti. Le curve sono riferite a 4 Paesi europei in grossa difficoltà: Francia, Regno Unito, Belgio e Italia (tra parentesi: tutti in lockdown totale eccetto l’Italia). La prima ripida salita è quella della ondata di marzo a cui segue la flessione della curva verso il basso che arriva ad un punto di minimo 4-5 mesi dopo l’inizio della epidemia. Poi le curve riprendono a salire. L’aspetto più evidente di una crescita esponenziale è dato dal fatto che la salita è praticamente rettilinea. Quindi i tempi di raddoppio di ricoveri e decessi si riducono sempre più velocemente.

I ricoveri ospedalieri e le terapie intensive stanno seguendo lo stesso andamento. Con l’aggravante che stiamo aspettando troppo a chiudere tutto.
La curva non fletterà. Non può farlo: l’unico modo per costringerla a deviare dal suo andamento a razzo è sempre lo stesso. Impedire che le persone vengano a contatto. Tutti gli indicatori, in tutti i Paesi Europei, depongono per una salita incontrollata di contagi, ricoveri e decessi.
Oltre alla Francia chiudono UK, Belgio, Olanda e Svizzera. L’Italia no. Vuole battere il record della stupidità e dei decessi.
Facciamo un confronto facile facile
Dal 3 settembre i decessi hanno superato stabilmente i 10 casi giornalieri e sono rimasti sopra questa cifra aumentando prima lentamente e poi sempre più velocemente.
Facciamo finta che l’epidemia sia re-iniziata in quella data. Quanti decessi abbiamo accumulato dal 3 settembre?
3.111 decessi.
Erano 35.507 il 3 settembre. Al 31 ottobre sono 38.618.
Sono passati due mesi.
Per darvi una idea di cosa è accaduto negli ultimi 8 giorni partiamo dal dato di 91 decessi il 23 ottobre e consideriamolo come punto di partenza. Ecco cosa è avvenuto dal 23 ottobre al 31 ottobre:

Insomma, la storia si ripete: la progressione è sempre quella. Abbiamo cumulato 1.650 decessi al 31 ottobre. In soli 9 giorni. Oltre la metà dei decessi accumulati dal 3 settembre ad oggi sono avvenuti nell’ultima settimana.
In questo post del 4 aprile pubblicai questo bel grafico tratto dal Financial Times. La particolarità di questa rappresentazione è che essa aggiunge delle linee tratteggiate che indicano i tempi di raddoppio dei decessi.

Prima del lockdown l’Italia si collocava in una traiettoria che indicava un tempo di raddoppio dei decessi (cumulati) tra 2 e 3 giorni.
Quindi dove siamo ora?
In questa tabella paragoniamoci con il Belgio (altri Paesi seguono una traiettoria simile ma sovrapponendosi li ho esclusi per rendere chiaro il grafico).
In ascissa il numero totale di decessi, in ordinata il numero giornaliero di decessi. Praticamente in ordinata abbiamo il dato che conta nel valutare la progressione dell’epidemia ed in ordinata quello che campeggia su tutti i media con i bollettini giornalieri. Il numero di decessi totale aumenterà sempre (ovvero la linea si sposterà sempre verso destra). Se il numero di decessi giornalieri continua ad essere sostenuto la linea (in scala logaritmica) avrà l’aspetto di una retta.
Solo quando i decessi giornalieri scendono, la retta si “affloscia”; i morti totali aumentano sempre ma vi è una detta decelerazione. La macchina del coronavirus perde potenza, rallenta, si imballa, quasi si ferma.
Vedete come le linee ripartono violentemente da metà settembre? La macchina ha ripreso ad accelerare.

Volete sapere dove siamo ora rispetto alla prima ondata? Ecco qui:

In ascissa ora avete il numero di giorni che trascorrono. Se riusciamo a flettere la curva la crescita non ha più l’aspetto di una retta ma piega verso il basso. La “flessione” della curva dei decessi si ebbe quando raggiungemmo i 14.000 decessi. Sono indicati con le frecce rosse i momenti di inizio e fine lockdown. La freccia nera indica dove dovremmo essere ora se ipotizzassimo l’inizio della seconda ondata a partire dal 3 settembre.
Ma c’è una grande differenza: il lockdown non è ancora stato attuato. La macchina continua ad accelerare. E finirà molto peggio di questa primavera se aspettiamo ancora troppo.
Terapie intensive
Poche chiacchiere. I dati parlano da soli (elaborazione Sole 24 ore).
Ricoveri ospedalieri:

Terapie intensive:

E’ evidente che siamo ben oltre la situazione del 14 marzo. Pertanto la seconda ondata sarà peggiore grazie ai nostri politici (regionali ed al Governo) che giocano a rimpiattino per vedere chi prenderà l’iniziativa per primo.
Le previsioni sui decessi sono di per sè deprimenti. Purtroppo però altri 40.000-50.000 decessi da settembre a dicembre incluso, fermando tutto ora, sono realistici. Morti per COVID-19. Perchè ce ne saranno altri che l’ISTAT potrà contare solo dopo.
La parola assassini sarebbe forse troppo forte? Responsabili di epidemia colposa, per restare nell’alveo della giurisprudenza penale, a me appare senz’altro adeguato.
Rivedere i verbali del Cts di quest’autunno sarebbe molto interessante. A meno che non facciano la fine dei tracciati radar del volo Itavia di Ustica.
Aggiungerei anche il reato rubricato dal codice penale come “disastro colposo”. Il SSN collasserà con conseguenze enormi per le centinaia di migliaia di pazienti No-Covid, per migliaia di medici ed infermieri che lasceranno il posto di lavoro e per gli altissimi costi sociali.
Aspettando ancora non si potrà che assistere ad un disastro ancora peggiore rispetto ai mesi passati. Il Prof. Ricciardi lo sapeva perfettamente quando consigliò questa via al Ministro Speranza prima dell’ultimo DPCM. Ma la politica regionale ed il Consiglio dei Ministri hanno preferito traccheggiare.
I DEA in queste ore sono luoghi indescrivibili. Gli operatori sono allo stremo. Moltissimi pazienti no-COVID resteranno privi della necessaria assistenza sanitaria e moriranno anche essi a migliaia.
Cinture di sicurezza ed airbag non serviranno.
Il muro, si avvicina.
- Istat – impatto della mortalità da COVID gennaio-maggio 2020 (9 luglio 2020) ↩